Passi lo 0-0 del Tottenham sul campo del Bornemouth, che sin dall’inizio della stagione fa delle mura amiche un vero e proprio fortino. Passi un altro 0-0, quello dell’Arsenal all’Emirates contro la matricola Middlesbrough dopo l’incredibile serie di successi consecutivi inanellata dai Gunners che, nonostante il traffico delle zone alte della classifica, aveva portato i bookmakers a quotare a 3.70 la loro vittoria finale. E passi anche il terzo X, quello del Manchester City, fermato in casa dal Southampton per la seconda volta consecutiva (quando, otto giorni fa, era stato l’Everton a raccogliere un punto preziosissimo all’Etihad).
Insomma, passi un po’ tutto: ci consoliamo con il Liverpool, sì, ma anche e soprattutto con il big match di giornata, quel Chelsea-Man United per il quale le attese sono state sicuramente più ripagate rispetto a quanto non era successo una settimana fa tra il Liverpool e i Red Devils.
Il siparietto post gara tra Conte e Mourinho (ve lo abbiamo raccontato qua) ha catturato gran parte dell’interesse pubblico, seguendo più o meno il processo mediatico messo in moto dallo Special One. In sostanza però accade questo: il Chelsea domina la gara in concretezza, lo United lo fa (invertendo i ruoli) in linea teorica, garantendosi il possesso palla e tirando addirittura più degli avversari, seppure con precisione minore. Il 4-0 finale penalizza (una tantum) il cinismo di Mou, messo all’angolo con la sua stessa arma, mentre Conte continua a modellare il suo 3-4-3 – che agli occhi dei rigorosissimi inglesi appariva in principio come un qualcosa di satanico – limandone gara dopo gara tutte le impurezze.
I Blues saltano con lodevole puntualità sull’ascensore che porta ai piani alti della classifica, lasciando volentieri che le porte si chiudano in faccia a Ibra&co un po’ come si è soliti fare con il collega che ci sta sull’anima. Un po’ come il Southampton avrebbe fatto volentieri con il City di Pep, ancora una volta sotto in casa ed ancora una volta lucido nel pareggiare i conti ma non sufficientemente organizzato (né fortunato) per registrarli a proprio favore. Oltre a perdere un’ottima occasione per togliersi di dosso il pesantissimo fiato sul collo di Wenger, inoltre, adesso Guardiola dovrà fare i conti anche con quello di Klopp.
Ad Anfield i Reds non perdono mai, e il West Brom non ha certo la presunzione di riuscire dove nessuno è riuscito: finisce 2-1 per i padroni di casa, con Coutinho e Mané che danno seguito alla regola secondo cui, se giochi con Klopp, sei un attaccante e gli piaci, fai sfracelli. È una sorta di assioma non scritto del calcio: tradotto in numeri, dice che quasi il 75% delle reti del Liverpool deriva dai piedi dei propri giocatori offensivi. Se a questi venisse poi aggiunto il contributo di Milner (che nel 4-3-3 di Klopp gioca come TS, ma che allo stesso tempo è da considerarsi come giocatore offensivo), ecco che la percentuale schizzerebbe ad uno spaventoso 90%.
Ah (sospiro), i gol degli attaccanti, che cosa darebbe Slaven Bilic per averne… Il suo West Ham passa all’Olympic (al 94′) contro un Sunderland letteralmente a pezzi, ma continua a non convincere. La moltitudine di uomini d’attacco a disposizione del manager croato non sta dando i frutti sperati, e dopo nove giornate la zona Europa League della scorsa stagione non solo è lontana anni luce, ma pare addirittura un miraggio. Anzi, forse non sarebbe una cattiva idea riorganizzare le idee e guardarsi le spalle: l’Hull City, pur sconfitto da uno Stoke che dopo un avvio tragico sembra aver ingranato, dista appena tre punti.
Tra le altre colpiscono i cali – in negativo – di Everton e Crystal Palace, sempre più indirizzati ad un campionato semi-anonimo dopo gli ultimi risultati: le Eagles non vincono da tre gare, i Toffees addirittura da quattro.
Avrebbe fatto un certo effetto vedere i due club di Liverpool sgomitare ai piani alti dopo tanto tempo, ma seguendo la logica del non c’è posto per tutti è naturale che chi cala per primo è anche il maggior indiziato ad uscire definitivamente dalla corsa all’oro (o al titolo, che dir si voglia). La nona giornata è quella dell’aggancio alla vetta dei protagonisti secondari, quella dove chi ama il Football britannico comincia ad esaltarsi al rendersi conto di quanto la stagione in corso rappresenti a livello competitivo. Qualche settimana fa scrivevamo proprio su queste pagine che «questo City andrà lontano semplicemente perché non potrebbe essere altrimenti», e lo confermiamo adesso nonostante la vittoria manchi per i Citizens da un mese esatto.
Allo stesso tempo, però, ci sfreghiamo le mani: Man City, Arsenal, Liverpool 20; Chelsea, Tottenham 19. Ladies and Gentleman: this is our Premier League!
SIMONE TORRICINI – @TorriciniSimone