03 Gennaio 2016,ore 17.08

SPECIALE CP Checkpoint Premier League

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Dopo 20 giornate su 38 disputate, un periodo festivo stracolmo di appuntamenti, anche la Premier League si ferma. L’ultimo turno, che andrà in archivio stasera dopo il posticipo delle 17 tra Everton e Tottenham, ci lascia in consegna un torneo con grosse sorprese, cocenti delusioni, qualche conferma e una sola grande certezza: questo è un campionato senza padroni, il cui esito si conoscerà molto probabilmente nelle ultimissime giornate.

IN CODA

Se il campionato finisse oggi le tre squadre a retrocedere in Championship sarebbero Aston Villa, Sunderland e Newcastle. Se la situazione dei due club del Tyne-Wear è critica ma ancora recuperabile, quella dei Villans è ormai ai limiti della tragicità. Il club di Birmingham giace tristemente in fondo alla classifica con la miseria di 8 punti, una sola vittoria conquistata, una differenza reti di -21 (di gran lunga la peggiore della lega) e, soprattutto, un distacco dall’ultimo posto utile per salvarsi di ben 11 punti. La cura Garde non sta dando i frutti sperati e il valore di una rosa molto giovane, ma povera tecnicamente, non è quello adatto alla competitività della Premier League odierna. L’Aston Villa, a meno di miracoli calcistici, sembra davvero spacciato e fa un certo effetto vedere questo club storico con un passato glorioso – in bacheca anche la prestigiosa Coppa dei Campioni del 1982 – relegato ai margini del calcio inglese a un passo dal baratro. L’attuale condizione non è altro che la naturale conseguenza di una gestione societaria che negli ultimi anni si è rivelata poco produttiva e per nulla ambiziosa: al Villa Park cambiano gli allenatori e i giocatori, ma non i risultati di una squadra che sembra ormai avere il destino segnato.

Sunderland e Newcastle, d’altra parte, sono in netta difficoltà ma in piena corsa per la salvezza. Si tratta di due squadre che stanno mostrando tutti i loro limiti tecnici e caratteriali. I Black Cats hanno già cambiato allenatore, affidandosi alle mani esperte di un vecchio volpone come Sam Allardyce, e con qualche prevedibile affanno stanno provando a risalire la china, sperando magari di essere trascinati dai gol di Defoe. I Magpies, invece, continuano a porre fiducia in Steve McLaren, consci di avere una rosa costruita per altre posizioni di classifica. I numerosi volti nuovi arrivati in estate al St.James Park non si sono ancora del tutto ambientati – con la piacevole eccezione dell’olandese Wijnaldum – e manca maledettamente una certa continuità di risultati.

PROIEZIONE: l’Aston Villa non pare avere la forza e i mezzi per mettere in atto una rimonta che gli consentirebbe di mantenere la categoria; il Sunderland ha assoluto bisogno di intervenire efficacemente sul mercato, perché quello che c’è potrebbe non bastare; il Newcastle, più delle altre, ha le potenzialità per tirarsi fuori dalle sabbie mobili e, in questo senso, anche un cambio della guida tecnica potrebbe dare la scossa decisiva.

Dallo Swansea (19 punti) all’Everton (26 punti con una partita in meno) ci sono 7 squadre in 7 punti che non possono dirsi del tutto al sicuro. Il gruppo è composto da formazioni abituate a lottare nei bassifondi (Swansea, Norwich e West Bromwich), da una neo-promossa (AFC Bournemouth) che sta mettendo in mostra un buon calcio e si sta rivelando ostica per tutti (per maggiori informazioni chiedere a Chelsea, Manchester United e Leicester), da una big in caduta libera (Chelsea) che solo qualche mese fa festeggiava il titolo e che adesso si trova costretta a reinventarsi, e da due squadre di medio-alta fascia (Southampton ed Everton), che non hanno un’identità ben definita e stanno deludendo le aspettative dei loro tifosi.

PROIEZIONE: la posizione del Chelsea è sicuramente quella che fa più rumore, ma anche la meno preoccupante. La sensazione è che ai Blues serva soltanto mettere in fila qualche vittoria per affacciarsi sulla parte sinistra della classifica e, perché no, ambire anche a un piazzamento europeo. Con i giocatori a disposizione, in una ritrovata armonia di spogliatoio, niente è precluso (a parte il titolo, si intende) per i campioni d’Inghilterra.

Oggi come oggi, le squadre che rischiano di più sono Swansea e Norwich: i gallesi vivono una fase di stallo da quando Monk è stato esonerato e la confusione non sta di certo aiutando una squadra comunque ben attrezzata per la sopravvivenza, cui potrebbero bastare un allenatore esperto in panchina e un paio di innesti mirati in campo per la salvezza; i Canarini, non eccelsi da un punto di vista tecnico, sono affamati e pronti a lottare, soprattutto tra le mura amiche, con la speranza che questo – insieme al ritardo di quelle che stanno dietro – possa bastare per non retrocedere.

L’organizzazione di gioco del Bournemouth, la spietata concretezza del WBA di Pulis e il tasso tecnico delle rose di Southampton ed Everton dovrebbero rappresentare idonee garanzie per ottenere la salvezza.

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Il protagonista della parte medio-bassa di classifica è Eddie Howe. Il giovane tecnico della matricola AFC Bournemouth è stato già ribattezzato lo Special One inglese. La proposta di calcio offensivo e organizzato sta destando l’ammirazione di tutti in Inghilterra, tanto che qualcuno lo vede già come successore di Hodgson sulla panchina della Nazionale. Intanto Howe continua a lavorare duro, cercando di tirare il meglio da un organico privo di grandi individualità

 

IN MEZZO

Risalendo dalla metà della classifica troviamo, dal 10°al 5°posto, la borghesia della Premier League 2015/16. Club che tra alti e bassi sono alla ricerca della loro reale dimensione: troppo forti per la lotta retrocessione, non abbastanza per la lotta al vertice. Dai 29 punti dello Stoke City ai 33 del Manchester United c’è tutta la bellezza, l’imprevedibilità e la contraddizione del massimo campionato inglese.

Le grandi sorprese di questo blocco sono rappresentate da Watford e Crystal Palace. Il club della famiglia Pozzo guida a quota 29 la ristretta classifica delle neo-promosse, con un allenatore preparato come Quique Sanchez Flores che sta gestendo al meglio una rosa di tutto rispetto. Il margine sulla zona rossa è rassicurante, ma non sono permesse distrazioni dalle parti di Vicarage Road.

Ancora più in alto il Crystal Palace di Alan Pardew, allenatore forse adesso rimpianto a Newcastle, che sta conducendo il club londinese in zona Europa. Particolarmente letali in trasferta le Eagles: 5 vittorie lontano da Selhurst Park, solo le prime due della classe hanno fatto meglio con 6. Il grande campionato fatto finora è il frutto di un gruppo compatto e affiatato, con qualche notevole individualità – Cabaye e Bolasie su tutti – e un tecnico esperto e concreto.

Detto delle piacevoli sorprese, le note più stonate di questa parte di classifica sono indubbiamente Liverpool e Manchester United, nobili decadute del calcio inglese. Il Liverpool, attualmente ottavo e fuori dall’Europa, è più simile a un’altalena che ad una vera squadra: nemmeno Klopp, che ha quantomeno il merito di aver ravvivato un ambiente sulla via della rassegnazione, sembra aver ancora trovato la quadratura del cerchio. Vittorie convincenti si alternano regolarmente a prestazioni inconcepibili e i tanti milioni spesi (male) negli ultimi anni hanno creato aspettative per il momento mal riposte.

Ancora peggio, paradossalmente, sta facendo il Manchester United, che pur si trova al quinto posto e, ipoteticamente, ancora non è tagliato fuori per la corsa al titolo. Ciò che lascia davvero interdetti è la totale assenza di un riconoscibile gioco offensivo per una squadra che a furia di possessi palla interminabili e sterili e di reti inviolate si è meritato il poco invidiabile appellativo di boring United. Principale responsabile di questa critica situazione è quel Louis van Gaal che in estate non ha badato a spese per costruire una squadra che potesse lottare per il primo posto fino alla fine. Obiettivo ampiamente fallito per il momento, anche se lì davanti di certo non si corre e anche i Red Devils potrebbero prima o poi rientrare.

PROIEZIONE: Stoke, Watford e Palace non hanno grossi margini di miglioramento e, in fin dei conti, potrebbero accontentarsi di una salvezza tranquilla. Liverpool e United, invece, possono e devono dare di più: per entrambi la Champions League dovrebbe essere l’obiettivo minimo per salvare un’intera stagione. Curioso il caso West Ham: piccolo con le piccole, letale con le grandi. È attualmente in una posizione di classifica più che dignitosa (6°posto) e si è tolta la soddisfazione di battere praticamente tutte le favorite per il titolo. Con un pizzico di continuità gli Hammers potrebbero anche pensare di attaccare il 4°posto.

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Con 14 gol in 20 partite Odion Ighalo sta trascinando il Watford verso la salvezza, dopo aver contribuito alla promozione la scorsa stagione. L’attaccante nigeriano, con una breve parentesi all’Udinese alle spalle, è stato il massimo realizzatore di tutti i campionati inglesi del 2015 (3 reti in più di Harry Kane nell’anno solare). Forza, astuzia e opportunismo: queste le doti che hanno permesso a Ighalo di guadagnarsi prima un posto da titolare, inizialmente non scontato, in squadra e poi l’attenzione di tutti gli addetti ai lavori

 

IN TESTA

La Premier League 2015/16 cerca ancora il suo vero padrone. Dal Tottenham quarto alla capolista Arsenal la distanza ridotta non è più solo una questione geografica. I due club del nord di Londra, in compagnia della corazzata Manchester City e del sorprendente Leicester, stanno dando vita a uno dei campionati più equilibrati e imprevedibili degli ultimi anni. In un torneo dominato dall’incertezza e dalla discontinuità, queste sono le squadre che hanno offerto finora più garanzie e spettacolo. Quelle che si giocheranno il titolo fino alla fine, in una corsa che vedrà uscire vincitore chi riuscirà a lavorare maggiormente sui difetti già emersi in questa prima parte di stagione e correggerli per fare il definitivo salto di qualità, soprattutto a livello di attitudine psico-fisica. Le differenze tra le prime quattro della classe esistono e sono abbastanza evidenti: ci sono due squadre costruite per vincere e ancora impegnate in Champions League; ce n’è una partita per salvarsi e che ha saputo invece approfittare del vuoto di potere per inserirsi ai vertici; e infine un’altra che, forse, è la vera grande rivelazione di questa strana Premier League e può dire la sua anche in Europa League.

Il Tottenham di Pochettino è la squadra più innovativa e intrigante del campionato. Età media bassa, valori tecnici di primo livello, entusiasmo alle stelle e notevole organizzazione di gioco. In porta Lloris è uno dei migliori interpreti del ruolo dell’intera Premier; difesa solida con la coppia belga Vertonghen-Alderweireld molto affiatata; centrocampo ben assortito con profili che coniugano egregiamente qualità e quantità; in attacco, oltre alla classe e all’imprevedibilità di gente come Lamela ed Eriksen, uno dei migliori centravanti d’Europa: Harry Kane. Attenzione, allora, agli Spurs: sanno cambiare faccia e modulo a seconda degli avversari, sanno essere affascinanti e letali allo stesso tempo, hanno la fame giusta per continuare a sorprendere e, magari, trovarsi in vetta anche a maggio.

Il Manchester City, nonostante qualche punto di troppo perso per strada, resta la favorita numero 1 per il titolo. L’organico a disposizione di Manuel Pellegrini non ha rivali in Inghilterra: soprattutto dalla metà campo in su i Citizens hanno una potenza di fuoco che sa essere devastante. La vittoria in rimonta di ieri sul campo del Watford è un esempio lampante e concreto di quello che è il Manchester City oggi: una squadra imprevedibile che può perdere contro chiunque, ma anche vincere quando e come vuole. Se gli infortuni concedono tregua ai vari Aguero, Yaya Toure e Kompany, anche la solita scarsa organizzazione difensiva della squadra potrebbe risultare tutto sommato innocua. D’altronde si è sempre detto che se alla straordinarie doti offensive del team dell’Etihad si accompagnassero anche maggiore attenzione ed equilibrio in fase difensiva, il City sarebbe quasi imbattibile e potrebbe fare finalmente tanta strada anche in Europa.

Il Leicester è di gran lunga la sorpresa più bella dei maggiori campionati europei. Capolista solitaria fino a qualche settimana fa, ultimamente ha perso qualche colpo e un po’ di quel folle entusiasmo che lo aveva portato in cima. Forse gli avversari hanno cominciato a prendere le contromisure per disinnescare l’esplosività di una formazione che ha nella solidità difensiva e nelle ripartenze rapide i suoi maggiori punti di forza. Ci si chiede adesso se, una volta svanito anche l’effetto Vardy, le Foxes siano in grado di restare in alto ancora a lungo e non soffrire di vertigini. Aldilà della stima e dei dovuti complimenti per una squadra capace di andare oltre ogni più rosea aspettativa, la realtà è quella di una rosa tecnicamente inferiore alle altre pretendenti per il titolo. Ma è anche vero che il Leicester è ancora lì, a marcare stretto l’Arsenal e può continuare a sognare in grande: a questo punto della stagione anche arrivare tra le prime quattro sarebbe un risultato clamoroso e fantastico per una squadra che “pensa solo alla salvezza”, come va ripetendo da qualche tempo – non senza un pizzico di ipocrisia – un redivivo Ranieri.

L’attuale leader di questa pazza Premier League è l’Arsenal che comanda la classifica con 42 punti. Mai come quest’anno i Gunners hanno la possibilità di tornare sul tetto d’Inghilterra. Allenatore navigato e preparato, giocatori sopra la media e ambiente voglioso di tornare a gioire dopo anni di vacche magre: i presupposti per la vittoria del campionato ci sono davvero tutti. I fattori che potrebbero ostacolare il cammino dell’Arsenal sono soprattutto di ordine psicologico. Sarà interessante vedere come reagirà la squadra sulla lunga distanza, se riuscirà a governare anche la paura di vincere che potrebbe subentrare a un certo punto e, soprattutto, se Wenger sarà in grado di mettere in campo finalmente una formazione non solo bella ma anche efficace. Nel recente passato l’Arsenal si è bloccato sul più bello per una mancanza di mentalità vincente e una maturità calcistica che faticava a palesarsi. Una volta superati questi limiti, magari aiutati da scelte mirate in sede di mercato e dal ritorno di qualche infortunato di lusso, allora sì che un nuovo sole potrà sorgere sopra l’Emirates.

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Mesut Ozil è il principale protagonista dell’Arsenal capolista. A forza di assist, grandi giocate e qualche gol in più rispetto al passato, il fantasista tedesco di origini turche sta deliziando le platee d’oltremanica, i colleghi e i commentatori di tutto il mondo. Arrivato a questo punto della carriera Ozil sembra aver raggiunto la maturità giusta per trascinare i propri compagni alla vittoria e affermarsi come top player a livello internazionale. La chiave per il successo dei Gunners potrebbe essere proprio lui…

 

Insomma, la gara è aperta e si appresta ad entrare nel vivo. Chi la spunterà alla fine per il titolo? Chi riuscirà ad evitare l’onta della retrocessione? Chi centrerà la qualificazione per le competizioni europee? Difficile dirlo adesso, molto più facile aspettare e godersi lo spettacolo.

God save the Premier League!

Nicola Cicchelli