Il mese che sta per finire è un mese molto importante per il calcio inglese. Si gioca tanto – quella del Boxing Day è una tradizione unica dall’atmosfera quasi magica -, c’è poco tempo per festeggiare e brindare, spesso e volentieri i punti ottenuti a dicembre in prossimità e a cavallo delle festività si rivelano poi decisivi nel conseguimento degli obiettivi stagionali. Il mese che sta per finire ci ha consegnato una delle più grandi sorprese sportive degli ultimi anni di Premier League (il Leicester di Ranieri saldamente in testa alla classifica) e la caduta di alcuni giganti (esonero di Mourinho, profonda crisi del Manchester United). Ma il mese che sta per finire è stato anche quello caratterizzato da un giocatore su tutti, che si è messo sotto le luci dei riflettori con prepotenza e ha squarciato il velo di diffidenza che da sempre lo accompagna. Dicembre è stato soprattutto il mese di Romelu Lukaku, la “pantera nera” del Goodison Park.
NON CHIAMATELO DROGBA
Romelu Lukaku Bolingoli ha il calcio nella sua mappa genetica. Figlio di calciatore congolese (Roger) emigrato in Belgio per motivi di carriera, ha anche un fratello minore e un cugino che fanno il suo stesso mestiere. Cresciuto nel vivaio del Lierse – dove si è fatto subito notare per la mostruosa regolarità con la quale andava in rete – ha bruciato le tappe scalando velocemente la piramide del calcio belga. A soli 16 anni si toglie le prime grandi soddisfazioni, nell’ordine: firma il suo primo contratto da professionista con l’Anderlecht, fa il suo debutto in Jupiter League e segna il suo primo gol contro lo Zulte Waregem, diventando il più giovane marcatore di sempre della massima divisione belga. Un anno dopo, nel 2010, il suo nome è già sulla bocca di tutti. Quel ragazzone di colore non ancora maggiorenne, appena laureatosi capocannoniere del campionato, ha già conquistato la stima di blasonati club europei.
Ad aggiudicarsi le prestazioni di Lukaku è il Chelsea, che sborsa la considerevole cifra di 22 milioni di euro per portarlo a Londra. I tifosi blues si sfregano le mani, convinti di aver già trovato l’erede naturale del loro grande idolo, Didier Drogba. Tra i due in effetti c’è una notevole somiglianza: quella fisica è evidente agli occhi di tutti, quella tecnica è – probabilmente – più il frutto di una suggestione interessata che una realtà già assodata. Il paragone ingombrante e una concorrenza in attacco agguerrita non fanno bene al ragazzo belga: il primo anno al Chelsea è poco più di una comparsata per Lukaku, che chiude con sole 12 presenze e 0 gol. A dire il vero, Lukaku avrebbe anche vinto una Champions League, ma il ragazzo non la sente affatto sua per non essere mai sceso in campo durante il torneo e decide di non alzare al cielo il trofeo nella notte di Monaco di Baviera. Seguono due stagioni in prestito, al WBA prima e all’Everton poi, durante le quali Romelu ritorna a fare quello per cui è nato: i gol. Fa così bene da convincere l’Everton a formulare un’importante offerta per portarlo definitivamente a Liverpool: il 30 luglio 2014 diventa, con 35 milioni di euro, l’acquisto più costoso della storia dei Toffees. Ed è proprio alla corte di Roberto Martinez che Lukaku ha trovato il suo ambiente ideale per crescere e affermarsi. Grazie all’amore dei tifosi, alla stima del tecnico e alla fiducia dei compagni di squadra, il giovane ragazzone venuto dal Belgio è riuscito a sconfiggere il demone rappresentato dal pesante accostamento a Drogba e, a suon di gol, sta furiosamente conquistando la sua emancipazione.
MOMENTO MAGICO
Quest’anno Lukaku sta vivendo probabilmente la stagione della definitiva consacrazione. Con 13 gol (nessuno su rigore) e 4 assist in 18 partite giocate si sta rivelando uno dei migliori calciatori del campionato. In campo il belga sembra aver raggiunto il grado di maturità necessario da consentirgli un avanzamento di livello. Rispetto al passato è più responsabilizzato, più presente per i compagni, più carismatico. Se si parla tanto (e giustamente) di giocatori come Vardy e Mahrez, che stanno sconvolgendo i piani delle big con tecnica e velocità e stanno facendo fruttare al massimo l’effetto sorpresa/favola che si portano appresso, sarebbe ingiusto non degnare della dovuta considerazione Lukaku, che ha azzannato questo mese di dicembre con la fame di chi combatte quotidianamente con l’obbligo di rispettare le aspettative e di soddisfare la voglia di riscatto. Se c’è realmente un nuovo che avanza in Premier League, lui ne è il rappresentante più autorevole e atteso.
Una parte importante del successo di Lukaku in questa prima parte di stagione ha un nome e un cognome: Gerard Deulofeu. L’asse tra il giovane funambolo spagnolo e l’ariete belga è una delle più incredibili storie di connessione mai viste in uno stadio inglese. Deulofeu to Lukaku – assist del primo più gol del secondo – è diventato ormai un dolce ritornello per la sponda blu del Mersey. Estro e imprevedibilità da una parte, forza e fiuto del gol dall’altra: l’intesa tra i due è così naturale da risultare ormai quasi banale, eppure sempre letale. Si tratta di uno dei massimi esempi di complicità tecnica che si evolve in legame chimico. Deulofeu e Lukaku hanno messo su la premiata ditta del gol: insieme a Vardy & Mahrez e Ozil & Giroud, i due Toffees stanno comandando il gioco delle coppie della Premier.
Al Goodison Park, ormai, quando Deulofeu prende palla e Lukaku cerca spazio in area di rigore il pubblico trattiene il fiato e si prepara ad assistere all’inevitabile.
PRESENTE E FUTURO
Il periodo d’oro di Lukaku potrebbe a breve essere certificato dal riconoscimento della FA di <giocatore del mese>, premio cui concorre insieme a (soprattutto) Ighalo e Mahrez. Intanto il libro delle sue statistiche con la maglia dell’Everton è in continuo aggiornamento. Il 21 novembre 2015, grazie alla doppietta rifilata all’Aston Villa, si è tolto la soddisfazione di diventare il giocatore più giovane a raggiungere e superare la soglia di 50 gol in Premier League, affiancandosi a nomi del calibro di Fowler, Owen, Rooney e Cristiano Ronaldo. Lukaku è un centravanti classico, molto forte fisicamente e con una discreta tecnica di base. L’area di rigore è il suo spazio vitale, ma sa anche svariare su tutto il fronte offensivo per lasciare spazio agli inserimenti dei centrocampisti e non dare troppi punti di riferimento agli avversari. Dalla sua ha, inoltre, la capacità di andare in rete in diversi modi, anche se la sua specialità rimane senza dubbio la finalizzazione ravvicinata.
A 23 anni ancora da compiere Lukaku ha già accumulato tanta esperienza ad alti livelli ed è in cerca della sua reale dimensione. All’Everton sta bene e viene trattato da star, è una pedina importante nello scacchiere della nazionale belga e ha ancora margini di miglioramento a livello tecnico. Insomma, il futuro sembra essere tutto dalla sua parte, ma adesso sta arrivando il tempo delle grandi scelte: restare a Liverpool e crescere insieme al club (magari coadiuvato da Stones, Barkley e co.) o fare subito il grande salto e cercare gloria in un top team? Ciò che è certo è che nel frattempo Romelu vuole continuare a segnare e a regalare gioie al popolo Toffee che tanto lo ama. Ha prima catturato l’attenzione di tutti, ora si sta procurando il rispetto: attenzione gente, la Pantera non è ancora sazia.
Nicola Cicchelli