05 Aprile 2016,ore 21.48

Ranieri: “Il Leicester la mia ultima scultura”

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Vi riportiamo qui l’intervista a Claudio Ranieri, tecnico del Leiester City, andata in onda questa sera su Sky Sport a “i Signori del Calcio“. Il tecnico dei Foxes ha raccontato tutta la sua carriera da allenatore, soffermandosi anche sull’attuale avventura al Leicester e sulla Premier League:

 

“Il calcio per me è come una droga, non so stare senza. Quando alleno, quando ho la pressione addosso e devo raggiungere determinati obiettivi, allora sto bene: sono sereno. Quando sto a casa in inattività ne sento tremendamente la mancanza e capita che sia nervoso e risponda male a un pò tutti.

La chiamata del Leicester? E’ avvenuta per caso, un pò come tutte le mie precedenti avventure. Era estate ed ero in Calabria, ho ricevuto una chiamata che mi diceva che la sera stessa sarei dovuto essere a Londra per parlare con la dirigenza del Leicester. Presi un volo diretto per Bergamo e da li’ arrivai a Londra. Qui in Inghilterra gli allenatori vengono scelti in modo differente. Sono abituati a selezionarne una decina per una prima scrematura, che poi portano ad un massimo di 3-4 nomi. Se hai fortuna sei tu il prescelto tra tutti. Io ho avuto la fortuna di esser stato scelto dal Leicester.

Il presidente (Vichai Srivaddhanaprabha)? E’ una persona fantastica, seria ma che ti lascia totale carta bianca e che crede ciecamente nei suoi uomini e dirigenti. Non chiede alcun particolare, a lui basta che le cose siano fatte con serietà e divertimento. Quando sono arrivato mi ha chiesto la salvezza e di mantenere per i prossimi due anni la squadra in Premier League. Lui e la società vogliono crescere e puntare a aggiungere il livello dei top club. A Natale mi aveva chiesto di arrivare a 24 punti… Beh la salvezza l’abbiamo raggiunta. Quando sono arrivato qui al Leicester sono rimasto profondamente colpito dalla cosi tanta organizzazione e serietà della società. Ho un numero infinito di componenti del mio staff. Mai in tutti la mia carriera ne avevo avuti cosi tanti.

 

Non sono un amante del possesso palla, non lo sono mai stato. Vivo di emozioni e voglio che anche la mie squadre siano cosi. Il calcio è emozione! In Inghilterra non sono abituati al tatticismo come in Italia. Io ne ho apportato un pò in questa squadra ma senza snaturarla troppo. Li vedo ogni giorno e conosco la voglia di correre e lottare di questi ragazzi. Non voglio imbambolarli con troppi schemi  sistemi di gioco. In allenamento ne facciamo anche noi certo, ma non troppi. Gli schemi di gioco devono essere un aiuto per i giocatori. Li proviamo e ripetiamo in allenamento in modo che in partita ti vengano il più naturali possibile, anche se qui in Inghilterra non sono molto abituati a ripetere e ripetere schemi e sistemi di gioco. Ai miei ragazzi dico sempre di lottare e di non mollare mai in campo. Se poi gli altri ci battono è perchè saranno stati più bravi di noi e andremo allora a stringergli la mano. Però per vincere e batterci devi passare sopra di noi. Non siamo i più forti ma diamo sempre tutto in campo.

Vardy? Stiamo parlando di un ragazzo che 4-5 anni fa giocava nei campionati dilettantistici. La mia mano sulla sua esplosione? Nel campionato cadetto con il Leicester fece sedici gol in una stagone. L’anno scorso, il primo anno di Premier League ne realizzò sei. Io ho portato soltanto il mio sistema di gioco ed ho posizionato in campo i migliori nelle rispettive migliori posizioni. Il resto è tutto opera sua. Gli ho solo dato la possibilità di esprimersi nella totale libertà nel reparto offensivo, cercando di supportarlo al meglio. Qui in Inghilterra si lavora meglio che in Italia. Qui si può progettare il futuro ed hai delle garanzie. In Italia ti fanno le stesse promesse ma magari dopo appena tre giornate sei già esonerato e tutti i progetti e impegni futuri sono già che svaniti. Qui c’è la meritocrazia e puoi lavorare in totale tranquillità. In Italia invece la meritocrazia non esiste, se non per alcuni casi rari ma ci piace riempirci la bocca di 4-4-2, 4-3-3 o altri schemi tattici solo per dimostrare che ce ne intendiamo di calcio. Sono solo numeri che non valgono assolutamente nulla alla fine.

La Premier League per me è la massima espressione del calcio. Corsa, agonismo e impegno massimo in tutte le squadre e dove c’è una cultura radicata al bel gioco e ai grandi giocatori. Il Leicester come una scultura? Beh speriamo di no, altrimenti sarebbe già conclusa (ride ndr). Se la paragoniamo ad una scultura delle belle arti allora dico che siamo ancora all’inizio con tutto il blocco di marmo. E’ ancora “grezza” come opera d’arte.

Il futuro? Non ci saranno altre mie “sculture” nel mio futuro. Adesso mi concentro e concentrerò soltanto sulla “scultura” del Leicester”.

 

LEONARDO VIGNOZZI