Ci sono giocatori che girano un po’ prima di trovare l’ambiente giusto da sposare per sempre. È stata in un certo senso la storia di Rio Gavin Ferdinand, che da giovane promessa del vivaio del West Ham diventò bandiera del Manchester United.
Rio nasce a Londra il 7 novembre del 1978 e nel 1993 entra nelle giovanili degli Hammers. Esordisce a maggio del ’96 contro lo Sheffield, unica presenza di quella stagione, e da lì inizia un crescendo verso la gloria. Alla terza stagione con gli Irons è già titolare inamovibile, all’età di 19 anni. Alla fine saranno 131 le sue presenze con il West Ham (fino al 2001), prima del suo passaggio al Leeds per quello che, convertiti nella valuta attuale, sono 26 milioni di euro, cifra record allora per un difensore.

Solo due stagioni però con i Peacocks, perché arriva, nel 2002, la chiamata di Ferguson e dello United. 46 i milioni spesi dai Red Devils, e da subito sarà il perno della difesa. Ed è qui che diventa il gran difensore che tutti noi abbiamo potuto apprezzare per più di 10 anni. 451 partite, 19 titoli vinti per lui (tra cui 6 Premier League una Champions, quella del 2008). La sua gioia più grande è di sicuro il suo unico titolo europeo vinto, ai rigori contro il Chelsea nel 2008, ma nel suo curriculum c’è anche un grosso, grossissimo errore: è il 27 maggio del 2009, e all’Olimpico di Roma si gioca la finale di Champions League tra i campioni in carica dello United e gli sfidanti del Barcellona, il primo Barça di Guardiola. I Red Devils hanno l’occasione di vincere la seconda Champions consecutiva, impresa che non è mai riuscita a nessuno. Il risultato però è già sul risultato di 1-0 per gli spagnoli, siglato da Samuel Eto’o al 10′ minuto. È il 70′, e Xavi crossa un pallone dalla destra per Lionel Messi, da solo in area di rigore tra Nemanja Vidic e, appunto, Ferdinand. Un pallone alto, per un giocatore dalla statura non proprio imponente tra due difensori che, invece, fanno del gioco aereo il loro forte. Ma nessuno dei due interviene, nemmeno per infastidire l’argentino, che può staccare così di testa e segnare ad uno sbigottito van der Sar la rete che chiude i giochi. Un errore che è costato carissimo per un giocatore che faceva del gioco aereo (uniti ai suoi 189 centimetri), del contrasto e di una sorprendente rapidità il suo forte.

La sua avventura a Old Trafford si chiuse nel giugno del 2014, dopo ben 12 anni di militanza, lasciando un vuoto difensivo ancora sanguinante tra le fila del Manchester.
Passò un anno al Queens Park Rangers, fallendo però la missione di salvare gli Hoops, e ritirandosi quindi un anno dopo, nell’estate del 2015.
In ogni caso una carriera tutt’altro che da buttare, in cui si fatto mancare solo un successo con la Nazionale (80 gare al centro della difesa tra il 1998 e il 2011) ma che per anni, sui campi della Premier League, è stata la preoccupazione dell’attaccante di turno.

RUGGERO ROGASI
Twitter @RuggeroRogasi
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