Nolito ha rilasciato una lunga intervista al Guardian, in cui ha a parlato a lungo della sua infanzia e delle esperienze professionali avute fino ad ora. Come ben sappiamo il suo Manchester City affronterà mercoledì il Barcellona, squadra in cui è cresciuto calcisticamente e che ora è allenata da quel Luis Enrique che prima di tutti credette in lui ai tempi del Celta Vigo. Lo spagnolo ha avuto parole di elogio per il suo ex tecnico: “ha puntato molto su di me e mi ha sostenuto. Luis Enrique è arrivato in un momento della mia carriera in cui potevo fare un passo avanti o un passo indietro. Sono stato al Barcellona B con lui, poi al Celta. Lui ha puntato con molta convinzione su di me e mi ha sostenuto. Mi ha fatto vedere il calcio il maniera diversa e mi ha convito che davvero potevo farcela”.
Passo avanti professionale grazie anche ad un approccio alimenatare più sano rispetto al passato, altro input arrivato sempre dal suo ex tecnico: “Giocavo sempre con qualche chilo di troppo; Luis Enrique mi ha fatto capire che per me era fondamentale perdere peso: 10 chili per la svolta, persi grazie a lui. Era insistente, ma lo faceva per il mio bene. E’ stata dura, ma c’è stato un cambiamento enorme. Me lo ripeteva ogni giorno, ma alla fine è stato fondamentale per la mia carriera”. Nolito ha poi parlato del suo trasferimento al Manchester City: “Gli ultimi tre anni al Celta sono stati i migliori della mia carriera ma poi è arrivato il momento di cambiare. Mi piacerebbe vincere qualcosa prima di finire la mia carriera, e penso che al City posso farcela. E’ vero, la gente spesso ha dubitato di me, c’è sempre qualcuno che lo fa. E non è stato facile perché ho passato momenti difficili, ma penso che il meglio deve ancora venire”.
L’intervista si è poi spostata sulla sua difficile infanzia; cresciuto coi nonni a causa della madre in prigione e di un padre di cui non preferisce parlare “perchè è un’altra storia”, Nolito ha comunque dichiarato di aver vissuto una adolescenza soddisfacente, in cui il pallone era il suo maggiore svago: “Ero felice. E quei campetti vicino casa erano sempre pieni. Io sono cresciuto così, ricordo quei momenti di quando iniziavi a giocare a calcio e potevi andare avanti per ore”. Lo spagnolo ha poi concluso dichiarando di non rinnegare nulla del suo passato: “Alla gente piace parlare, a volte inventano le cose, ma io so chi sono, so da dove provengo”.
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