14 Maggio 2016,ore 15.02

L’UOMO DEL MOMENTO: Kasper Schmeichel, from father to son

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Accendo la radio, inserisco il CD e via, volume alto e Caparezza a palla. La mente si fa strada dentro a Museica, l’ultima fatica dell’artista pugliese: di traccia in traccia, di opera in opera, consumo il disco fino all’ultimo istante. Una, due, tre, fino alla quinta, “Figli d’arte“, ispirata dal quadro di Goya, “Saturno che divora i suoi figli”, nella quale anche Kasper Schmeichel poteva ritrovarsi fino a qualche giorno fa: la carriera del padre ad incombere sulla sua, sempre legate da un cordone indissolubile fatto di paragoni e pressione. “E temevo il buio già quando ero bambino, lo chiamavo buio ma era l’ombra del divo“, canta il poliedrico rapper, entrando nella vita e nella mente di coloro che sono stati schiacciati dalla fama altrui.

Schmeichel
Una carrellata di immagini, le vittorie del padre e quelle del figlio

 

Devo essere sincero, alla vista di Kasper Schmeichel che sale sul trono d’Inghilterra mi è scappato un sorriso: quando sei piccolo e sogni di fare il portiere, quando ancora internet non è entrato nella tua casa e l’unico database virtuale che possiedi è quello di FIFA, ogni gigante con i guantoni diventa un possibile modello, ma quel danese con le spalle larghe, in tutti i sensi, mi aveva già conquistato. Una simpatia derivata dal vederlo scalpitare nelle serie minori succube dell’ombra del padre, che fosse nella realtà o in un videogioco, troppo sottovalutato, secondo me, o raccomandato, per qualcun altro.

La magica storia di Kasper inizia dove quella di Peter finisce, nella metà di Manchester rivale di colei che consacrò suo padre come uno dei migliori interpreti del ruolo: la parte blu della città del calcio lo culla da vero Citizens, facendolo passare dalla pallamano al calcio. A venti anni inizia una gavetta sfrenata, dalla quarta divisione inglese fino alla Scozia: storie di campi duri, aridi, dove a regolare tutto c’è la passione e la voglia di sfondare. Ma il calcio è crudele e sa quando colpire: i sogni di gloria svaniscono presto, le strade che si erano aperte davanti a Kasper iniziano a scricchiolare, si chiudono i ponti verso la Premier League. Dopo qualche presenza con la maglia del Manchester City, per fare da tappabuchi, la presenza di Shay Given e di Joe Hart costringe Schmeichel ad emigrare poco più sù, nella Leicester che accoglierà anche Drinkwater, scartato dalla parte rossa che tanto cara fu a Peter. Un milione di euro e di sogni infranti: aveva sempre desiderato di vestirsi da eroe, ma gli abiti del padre gli andavano ancora troppo larghi. La solitudine del numero Uno, lontano da casa e con in valigia solamente la speranza. Ma la fiducia delle Foxes diventa il cibo più pregiato ed energetico che esista, fa rinascere in lui la sensazione di sentirsi ancora il giovane bambino che cercava di scrollarsi di dosso l’armatura del padre, senza però perderlo di vista: il passato non si dimentica di lui, perchè Sven Goran Eriksson, che già lo aveva allenato al Manchester City, se lo prende al Leicester. Sarà il fattore scandinavo, ma il binomio portiere-allenatore funziona, ed il danese trova anche la Nazionale. Una scalata verso la Premier League, raggiunta nel 2014: il resto è storia recente, perchè tra Vardy, Mahrez e Kantè si fa strada anche questo colosso dei pali, autore di autentiche prodezze, grazie alle quali i Foxes hanno conquistato il campionato. Il figlio d’arte, sempre sostenuto dal padre, è uscito dall’ombra di quest’ultimo, presentandosi al calcio con qualche gesto niente male nel “teatro dei sogni”, quell’Old Trafford che anni prima aveva consacrato Peter Schmeichel come uno dei migliori portieri del mondo. Un legame indissolubile, con il grande, il campione, sempre a sostegno della magia della squadra del figlio, che in campo si scrollava di dosso quella pesante etichetta.

Tre parate di Schmeichel durante questa stagione
Tre parate di Schmeichel durante questa stagione

 

“Ha percorso una strada molto lunga, più di quanto avrebbe dovuto essere. Ma è solo la natura di chi è figlio di qualcun altro”: è stato proprio l’ex Manchester United a farci capire la parabola di suo figlio. Questa è la storia di Kasper Schmeichel, uscito dall’ombra e non più fantasma (si, Casper, fatemelo dire) tra i pali. La seconda edizione del padre, ampliata e riveduta, storia di generazione e di istinto.

Giacomo Brunetti

Twitter: @Calciopremier

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