Chiudiamo le storie degli italiani sul campo con gli attaccanti. Molti più dei rappresentanti degli alti ruoli, ci sono nomi eccellenti che hanno fatto la storia di alcuni club di fascia media (Di Michele, Bianchi, Ventola, Maccarone) e grandissimi campioni in cerca di gloria o di successi dopo aver vinto tutto con le compagini precedenti (Zola, Di Canio, Casiraghi, Ravanelli), altri a fine carriera come Mancini, che dopo aver appeso le scarpe al chiodo ha firmato per giocare un mese con il Leicester e, a stagione in corso, è tornato in Italia per diventare uno dei più vincenti tra gli allenatori italiani.

I PIÙ GRANDI
Parlando di attaccanti, è impossibile non citare i più grandi di sempre. Tra questi qualcuno ha trovato una propria dimensione in Premier, altri sono stati solo di passaggio.
Per primo c’è, di sicuro, Gianfranco Zola: tanta fantasia, dribbling, rapidità di pensiero e di esecuzione. Diventò uno dei punti cardine del Chelsea (nel 2003 è stato eletto miglior giocatore di tutti i tempi nella storia dei Blues) e personaggio rispettato dentro e fuori dal campo (nel 2004 è stato eletto Ufficiale dell’Ordine dell’Impero Britannico su ordine della Regina Elisabetta). 5 titoli vinti a Londra (tra cui una Coppa delle Coppe), e il Sun lo ha inserito al secondo posto nella classifica dei 10 artisti del pallone dei campionati britannici, dietro al solo George Best (CLICCA QUI).

Personaggio più controverso è stato Paolo Di Canio. Tanto estro e qualità in campo, ma un carattere un po’ fuori dagli schemi. Dopo due anni al Sheffield Wednesday di cui si può citare solo una squalifica di 11 giornate per aver dato uno spintone ad un arbitro, passa al West Ham dove, tra il 1998 e il 2003, lascia il segno in tutti i sensi. Oltre allo spettacolare gol contro il Wimbledon del 26 marzo 2000 (tiro al volo di una bellezza rara), è degno di nota un episodio di grande fair play avvenuto il successivo 18 dicembre: nella partita contro l’Everton vede il portiere avversario infortunarsi e cadere, e invece di tirare sul cross del compagno, decide di stoppare la palla con le mani e fermare così il gioco, ricevendo l’ovazione dei tifosi presenti a Goodison Park, il premio Fair Play e una lettere di congratulazioni da Blatter.

Altri grandi nomi sono Ravanelli, arrivato in Premier dopo aver vinto tutto con la Juventus, Vialli, Casiraghi, Montella e Mancini, arrivato al Leicester ma partito un mese dopo per prendere la panchina della Fiorentina.
LE METEORE
Dopo le grandi stelle, perché non mettere chi, dopo tante speranze, ha deluso tutti? Ecco che quindi salgono in auge Arturo Lupoli e Federico Macheda.
Il primo, classe 1987, cresce nelle giovanili dell’Arsenal, esordisce in prima squadra e poi passa alla Fiorentina. Da tifoso dei viola ricordo molto bene quando arrivò questa giovane punta (era il 2007). Tutti a dire “viene dall’Arsenal, è un fenomeno”. Risultato? Poco o nulla! Mai esordito in viola, qualche prestito in Italia e di nuovo in Inghilterra (Norwich City e Sheffield United) fino alla cessione all’Ascoli.

L’altro, Macheda, è più recente. Nel 2007 passa dalle giovanili della Lazio a quelle del Manchester United. Esordisce con i Red Devils due anni dopo contro il West Ham, segnando il gol del definitivo 3-2 nei minuti di recupero. Si ripete nella partita successiva, segnando il gol della vittoria contro il Sunderland. Parte la “Macheda-mania”, tutti iniziano a parlare di questo ragazzo lanciato da Ferguson. Lo United strappa alla Fiorentina Fornasier (CLICCA QUI) più o meno con le stesse dinamiche con cui era arrivato “Tito”.
Ma è un fuoco di paglia: Sir Alex lo manda in prestito in Germania, Inghilterra e Italia (alla Sampdoria), fino alla scadenza del suo contratto. Adesso è al Nottingham Forest (Championship), in prestito dal Cardiff City. Con il posto tutt’altro che assicurato.

NEMO PROPHETA IN PATRIA
Ok, forse citare il Vangelo può essere un po’ esagerato, ma è più o meno la situazione che hanno vissuto alcuni attaccanti tra i più conosciuti al giorno d’oggi.
Il primo è di sicuro Graziano Pellè: parte dal Lecce, poi Catania, Crotone e Cesena. Nota che in Italia non ha molto successo e parte per l’Olanda, andando all’AZ Alkmaar, dove inizia a giocare con continuità. Dopo una nuova parentesi italiana va al Feyenoord, dove conquista finalmente un posto da titolare, una buonissima media realizzativa (55 reti in 66 presenze) e la chiamata del Southampton. La Premier è più difficile dell’Eredivisie, ma si fa da subito amare dai tifosi (lo chiamano “the italian goal machine”). Adesso sembra possa partire: Lazio, Inter e Juventus sembrano sulle sue tracce. Difficile dire cosa può succedere, ma in ogni caso i Saints sanno vendere bene i propri gioielli (CLICCA QUI).

Altri attaccanti degni di nota sono Giuseppe Rossi e Stefano Okaka: non si sono fatti conoscere in Premier, almeno non come macchine da gol, ma hanno fatto le loro esperienze in Inghilterra (United e Newcastle per il primo, Fulham per il secondo), per poi trovare la giusta continuità sempre all’estero.
Pepito è diventato un grande giocatore al Villarreal, e se non fosse stato per la fragilità delle sue ginocchia staremmo parlando di uno dei più forti del mondo (era vicino al Barcellona), Okaka è adesso all’Anderlecht, dove ha trovato la sua dimensione.

DUE SFUMATURE DI MARIO
Il più grande rimpianto risponde di sicuro al nome di Mario Balotelli. Cresciuto forse troppo in fretta all’Inter, passa al Manchester City nel 2010 per quasi 30 milioni di euro. Il suo carattere difficile e la facilità dei tabloid inglesi di creare casi gli complicano un po’ la vita, ma in campo sa farsi valere, regalando anche il titolo ai Citizens dopo 44 anni con un assist ad Aguero, all’ultima giornata di campionato.
Passa un’altra mezza stagione a Manchester, fino al gennaio 2013 dove si trasferisce al Milan.

Torna in Premier 18 mesi dopo, stavolta è il Liverpool ad ingaggiarlo nella speranza di sostituire al meglio Luis Suarez. I risultati di Super Mario però non sono gli stessi avuti con gli Skyblues: tira pochissimo, risulta spesso fuori dal gioco, segna con il contagocce e perde il posto da titolare.
Torna in rossonero dopo una stagione, in prestito.
Il suo futuro è ancora in bilico: difficile un riscatto da parte del Milan, Klopp potrebbe provarlo ad Anfiled, ma per lui potrebbe esserci anche la chiamata della Cina.

GLI ULTIMI
Chiudiamo con gli ultimi protagonisti, ancora in azione sui campi della Premier.
Detto di Pellè, altra pedina d’attacco è Fabio Borini, cresciuto al Chelsea, passato a Swansea e Roma e poi andato al Liverpool, dove trova poco spazio prima di andare, prima in prestito e poi a titolo definitivo, al Sunderland. Qui trova continuità, si sposta più sull’esterno diventando un’ala. Ha attirato più volte l’interesse di squadre italiane (Fiorentina e Lazio le ultime), ma il suo futuro sembra ancora con i Black Cats.

L’ultimo, arrivato lo scorso gennaio, è Alberto Paloschi. Dopo aver seguito le tracce di Inzaghi al Milan, ed essere cresciuto tra Parma e Genoa, ha fatto base per diversi anni al Chievo Verona prima di passare, per 10 milioni di euro, ai gallesi dello Swansea, a lottare per la salvezza in un campionato dove mettersi alla prova per la definitiva consacrazione.
Da segnalare la presenza, nelle serie minori, di Mirco Antenucci (Leeds United) e dell’eterna promessa, mai mantenuta, Diego Fabbrini (Birmingham City), attaccanti ex rispettivamente di Catania e Udinese.

IL BILANCIO
Sono quasi schizofrenici i risultati dei numerosi attaccanti passati. Si va dai grandi successi di Zola e Di Canio ai deludenti Padovano, Branca e Ventola. I grandi nomi, in definitiva, si sono quasi sempre imposti molto bene (Mancini era praticamente un ex calciatore quando è arrivato al Leicester), gli attaccanti più modesti hanno invece sempre avuto grosse difficoltà. O si entra di diritto nel club dei “fenomeni”, o in Premier League troverai poco spazio.

Gli attaccanti italiani in Premier League dagli anni ’90 a oggi
-Andrea Silenzi, Nottingham Forest, 1995-1997 (12;0)
-Fabrizio Ravanelli, Middlesbrough, 1996-1997 (34;16), Derby County, 2001-2003, (50;14)
-Gianluca Vialli, Chelsea, 1996-1999 (73;30)
-Benito Carbone, Sheffield Wednesday, 1996-1999, (96;25), Aston Villa, 1999-2000, (25;4), Bradford, 2000-2001, (42;10), Derby County, 2001-2002, (13;1), Middlesbrough, 2002 (13;1)
-Gianfranco Zola, Chelsea, 1997-2003, (274;67)
-Paolo Di Canio, Sheffield Wednesday, 1997-1998, (41;15), West Ham, 1998-2003, (12;,50), Charlton, 2003-2004, (31;4)
-Michele Padovano, Crystal Palace, 1997-1998, (10;1)
-Francesco Baiano, Derby County, 1997-1999, (64;16)
-Marco Branca, Middlesbrough, 1998-1999, (1;0)
-Francesco Sanetti, Sheffield Wednesday, 1998-1999, (5;1)
-Pierluigi Casiraghi, Chelsea, 1998-2001, (15;1)
-Stefano Gioacchini, Coventry City, 1999, (3;0)
-Roberto Mancini, Leicester City, 2001, (4;0)
-Corrado Grabbi, Blackburn Rovers, 2001-2004, (34;3)
-Massimo Maccarone, Middlessbrough, 2002-2006, (93;23)
-Nicola Ventola, Crystal Palace, 2004-2005, (3;1)
-Giuseppe Rossi, Manchester United, 2004-2007, (12;4), Newcastle, 2006, (13;1)
-Arturo Lupoli, Arsenal, 2004-2007, (6;1), Derby County, 2006-2007, (39;11), Sheffield United, 2009, (11;2)
-Bernardo Corradi, Manchester City, 2006-2008, (29;3)
-Rolando Bianchi, Manchester City, 2007-2008, (24;5)
-Vincenzo Montella, Fulham, 2007, (14;5)
-Federico Macheda, Manchester United, 2007-2014, (36;5), QPR, 2012, (6;0), Doncaster Rovers, 2013, (15;3), Birmingham, 2014, (18;10), Cardiff, 2014-2016, (33;8), Nottingham Forest, 2016-ora, (2;0)
-David Di Michele, West Ham, 2008-2009, (34;4)
-Fabio Borini, Chelsea, 2009-2011, (8;0), Swansea, 2001, (12;6), Liverpool, 2012-2013, (38;3), Sunderland, 2013-ora, (60;13)
-Stefano Okaka, Fulham, 2010, (13;3)
-Mario Balotelli, Manchester City, 2010-2013, (80;30), Liverpool, 2014-2015, (24;4)
-Graziano Pellè, Southampton, 2014-ora, (75;28)
-Alberto Paloschi, Swansea, 2016, (6;1)
RUGGERO ROGASI
Gli altri Italians
-Portieri: Da Cudicini a Viviano CLICCA QUI
-Difensori: Da Materazzi e Panucci a Darmian e Ogbonna, passando per Santon CLICCA QUI
-Centrocampisti: Da Di Matteo a Giak, e le “colonie inglesi”… CLICCA QUI