26 Marzo 2016,ore 17.10

L’UOMO DEL MOMENTO: Danny Drinkwater, esiliato da Manchester per Sua Maestà

Leicester Ranieri Kantè Kante Drinkwater

A Manchester, nella città del calcio, dove la storia di questo sport ha conosciuto miti come Cantona, Best o Giggs, è nato e cresciuto, dovendo successivamente sottrarsi ad essa stessa per realizzarsi. Il racconto di Daniel Noel Drinkwater, per gli amici Danny, parte proprio da questo concetto. E quando quel gallese sopra citato, giocatore eccelso fino ad un anno fa ed adesso invecchiato tutto insieme al fianco di Van Gaal, calcava il terreno di Old Trafford per l’ennesima volta, il giovane Danny, nel 2006, entrava a far parte dell’Accademia del Manchester United. Il fisico non è devastante, un metro e settantasette di centrocampista, ma i piedi e la visione ci sono. Certo, di sbagli tecnici li commette il ragazzo, ma non si può pensare di pescare ogni giorno un Beckham dal cilindro. Ma come tanti ultimamente fanno, per realizzarsi completamente sono costretti ad esiliare dal luogo natio e dalle proprie origini, sradicando le radici piantandole altrove: Huddersfield, Cardiff, Watford, Barsnley, ne ha girati di posti Drinkwater, classe 1990 in cerca di fissa dimora. Nel 2012, dopo un’incetta di prestiti e promesse, arriva il Leicester che gli offre un contratto, tagliando per l’ultima volta il cordone ombelicale che lo legava al club che fu di Sir Alex Ferguson.

Drinkwater con la maglia del Manchester United
Drinkwater con la maglia del Manchester United

Ma guardiamo un attimo la vicenda a tutto campo: Drinkwater non è il classico centrocampista davanti alla difesa o all’occorrenza mezzala. No, lui è molto di più, non si può definire né mediano né regista: grande capacità nel contrasto, ma forse poca marcatura, viceversa grande visione di gioco, ma i piedi vanno regolati un pizzico in più. E’ un buon giocatore per i Foxes, vince subito molti premi individuali, e raggiungerebbe anche la Premier League al primo colpo, non fosse per quei maledetti minuti finali della famosissima sfida, ormai virale, contro il Watford. Ma è forse quella delusione, così amara, che ha portato il Leicester, ad oggi ancora pieno di giocatori che quel giorno erano presenti nella disfatta, primo in classifica.
Sì, perché nel 2014 Danny Drinkwater raggiunge finalmente la Premier League e, dopo una stagione di transizione, sappiamo tutti come sta andando. Con Kantè accanto, il centrocampista inglese, affiancato anche da un giocatore di gamba come Albrighton, è libero di tentare inserimenti e giocate, sfruttando anche la velocità di Okazaki, Vardy e Mahrez per dar vita a contropiedi con lanci che spesso vanno a buon fine. Non è un giocatore bello da vedere, calcisticamente parlando: arriva spesso scoordinato sul pallone e guarda più alla sostanza che alla forma, ma quando sei in campo è il modo giusto per arrivare al risultato. E’ migliorato molto tatticamente, forse anche grazie a Ranieri, che non lo incatena più nella classica posizione davanti alla difesa ma ha capito che Drinkwater, se libero di spaziare, può dare quel tocco in più al pallone e ad una carriera vissuta fino ad adesso nell’anonimato.

 

Drinkwater, con il numero 4, insieme al compagno di reparto Kantè e al loro maestro Ranieri
Drinkwater, con il numero 4, insieme al compagno di reparto Kantè e al loro maestro Ranieri

 

In Inghilterra è stato un plebiscito: adesso Danny merita la Nazionale. Non è il classico volto sponsorizzato, non è neanche il ragazzino viziato, ma anzi è appare come il classico giocatore che arriva dalla gavetta, che si è sudato quel posto, che ha saputo mettersi in gioco sin dal primo distacco da Manchester. Hodgson l’ha premiato, in questo momento si sta giocando il posto ai prossimi Europei in Francia. E’ ancora giovane, ha 26 anni, ma finalmente ha trovato la giusta quadratura.
E’ primo in classifica con il suo Leicester, cerca un pass per la rassegna transalpina accanto a chi, come Rooney, era l’idolo di Old Trafford mentre lui da lontano cercava di farsi notare per ritagliarsi un posto al servizio di Sua Maestà. Danny Drinkwater, tradotto letteralmente “Bere Acqua”, che a giugno potrebbe però sorseggiare spumante dal calice più pregiato.

 

Giacomo Brunetti