Alzi la mano chi, l’8 agosto del 2015, immaginava che a inizio aprile la lotta per il titolo della Premier League l’avrebbero vissuta Leicester City e Tottenham Hotspurs, specialmente con le Foxes in vantaggio di 7 punti a 5 giornate al termine. Chi? Nessuno?
Vorrei ben vedere. A parte qualche scommettitore un po’ alticcio o troppo speranzoso, nessuno avrebbe dato una lira per la vittoria della banda di Ranieri. Nessun altro avrebbe dato i ragazzi di Pochettino così in alto.
Questo per più motivi. Inizialmente il Chelsea sembrava la solita corazzata: Courtois in porta, Terry, Fabregas, Hazard, Costa e l’innesto di Pedro dal Barcellona. E i Blues sono caduti nel baratro, complice anche una lotta interna tra il “fu” allenatore Josè Mourinho e il “fu” medico Eva Carneiro.

Per forse di cose doveva subentrare il Manchester City. E in realtà l’ha fatto, ma si è piano piano spento, specchiandosi nei suoi grandissimi talenti (Aguero, Silva, Sterling), formando 11 giocatori in campo e non una squadra.
Manchester United e Liverpool non li diamo nemmeno come candidati: due squadre completamente da ricostruire, una con un allenatore che ha contro mezzo spogliatoio (Van Gaal, per questo, ha deciso di puntare molto sulla differenza, alzandone addirittura il rendimento) e una orfana troppo presto dell’unico elemento capace di far coesistere un gruppo di talenti ancora troppo acerbi per fare il grande salto (la perdita di Steven Gerrard è stata, per i Reds, la sconfitta più grande).
Per forza di cose, questo doveva essere l’anno dell’Arsenal di Arsené Wenger ma… Il primo errore è stato sul mercato: prendere il solo Petr Cech per la porta e puntare un grandissimo nome come Karim Benzema per l’attacco significa, sì, voler puntare al titolo, ma non avere una vera alternativa dimostra scarsa programmazione!

E così anche i Gunners si sono tirati fuori da soli.
Sono rimaste due squadre insospettabili, una addirittura insospettabilissima, trascinate dall’entusiasmo e dagli uomini del momento.
Due squadre, e due tifoserie, non abituate a stare lassù, a competere per ciò per cui sei davvero ricordato durante l’anno.
Insomma, nessuno avrebbe visto Leicester City e Tottenham lassù, adesso, con il vuoto dietro.
Il Leicester ha dalla sua l’entusiasmo, un allenatore capace, con la sua semplicità, di tirare fuori il massimo da giocatori apparentemente mediocri, e che adesso sono ambiti da mezza Europa: Jamie Vardy è l’attaccante proveniente dalla classe operaia, tanta corsa, tanto sacrificio, ed un innato senso del gol (21 reti per lui finora), Riyad Mahrez è l’artista, il funambolo mancino che fluttua tra le linee, in attesa di saltarti come meglio crede o di servire un pallone da capogiro al compagno di squadra. Okazaki è il fenomeno a intermittenza, se lo guardi ti viene quasi da ridere, ma poi si inventa gol in rovesciata da vedere e rivedere. Kanté e Drinkwater sono i polmoni infatibicabili di un organismo che non si ferma mai. Wes Morgan e Robert Huth sono i muri davanti a Kasper Scemichel, portiere e figlio d’arte, che non ha nulla da invidiare ai migliori interpreti.

Il Tottenham ha dalla sua parte invece la giovinezza, la freschezza e la voglia di spaccare il mondo. Pochettino ha saputo mettere su una squadra formata da giocatori esperti e ragazzini terribili, capaci di fare la differenza: insieme al portiere Hugo Lloris, ha due solidi centrali davanti come Wimmer e Vertonghen, davanti alla difesa Moussa Dembelé (punì gli azzurri durante le Olimpiadi del 2008) e Eric Dier sono due registi arretrati invidiabili da tutti, ma è là davanti che inizia la magia.
Dietro alla punta Harry Kane, 22 anni e 22 reti quest’anno, c’è il ben conosciuto Eric “Coco” Lamela, anni fa individuato come il miglior prospetto argentino per il futuro, il “genietto” Christian Eriksen, che sforna meravigliosi, e la giovane stella Bamidele Alli, per gli amici “Dele“: classe 1996, mix tra forza fisica, velocità e capacità di inserimenti. Solo il punto di vista mentale va un po’ migliorato in questo Golden Boy che ha già attirato su di sé gli occhi del Real Madrid.

Al momento la classifica recita “Leicester City 72, Tottenham 56”.
Il Leicester dovrà affrontare: West Ham, Swansea, MANCHESTER UNITED, Everton, CHELSEA.
Il Tottenham avrà invece davanti: STOKE CITY, West Brom, CHELSEA, Southampton, NEWCASTLE.
(In MAIUSCOLO le gare in trasferta).
Calendari alla mano, quasi tutte le partite saranno difficili: West Ham, Manchester United, Chelsea, Southampton e Stoke City giocano o possono giocare per un piazzamento in Europa, il Newcastle lotterà per la salvezza (a meno di sentenze definitive nelle prossime partite) mentre Swansea, Everton e West Brom paiono molto tranquille.

Sulla carta, quindi, il calendario più difficile sembra quello che avrà di fronte il Leicester, ma mai dire mai! Con le molte vittorie sulle big, Ranieri potrebbe stupirci tutti e conquistare quelle 3 vittorie per garantire il proprio storico titolo per le Foxes, o gli Spurs potrebbero cadere nella tipica buccia di banana. O potremmo assistere in un grandissimo finale di stagione.
Tutto quello che possiamo fare, e che consiglio vivamente, è di metterci comodi, trovare una buona compagnia, o goderci questi ultimi 450 minuti di campionato.
Buona Premier a tutti!

RUGGERO ROGASI