27 Febbraio 2016,ore 11.30

FOCUS CP: Southampton, l’arte di vendere e non solo

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Domanda: cosa hanno in comune Adam Lallana, Luke Shaw, Alex Oxlade-Chamberlain, Theo Walcott, Nathaniel Clyne e Calum Chambers? A prima vista, la risposta giusta è “sono tutti calciatori inglesi che militano in Premier League”.

Complichiamo un po’ le cose: cosa hanno in comune i giocatori sopracitati con Morgan Schneiderlin, Dejan Lovren e Gareth Bale?

Se sapete già la risposta, complimenti. Se non la sapete vi aiuto io: sono tutti giocatori che hanno regalato al Southampton una grande plusvalenza! E vi dirò di più: tolti Schneiderlin e Lovren, sono tutti giocatori per il quale i Saints non hanno dovuto sborsare un centesimo!

Ma andiamo con ordine.

 

Il Fatturato

Molti sanno che la Premier League ripartisce in modo più equilibrato i vari diritti tv alle squadre, in base agli ultimi piazzamenti raggiunti dai club, quindi dando introiti su una base “meritocratica”.

Se aggiungiamo che quasi tutte le squadre inglesi hanno uno stadio di proprietà è facile pensare che una squadra possa mantenersi da sola in relativa tranquillità senza bisogno di cessioni eccellenti ogni anno (un esempio è il Newcastle, che nella stagione in corso sta lottando per la salvezza ma ha avuto comunque la capacità economica (e l’appeal) per prendere innesti di tutto rispetto come Shelvey, Townsend e Doumbia.

Per i diritti tv, tutte le squadre inglesi fatturano almeno 150 milioni di euro ciascuna (la Juventus ne fa 125 circa), garantendo ad ogni club la stabilità economica economica necessaria per pagare squadra e staff.

 

Come ti cambio la squadra mantenendola competitiva

Aggiungiamo adesso le cessioni dei giocatori, ed è qui la vera maestria.

Contando solo gli ultimi due anni, i Saints hanno ricavato più di 175 milioni di euro!

Nelle due sessioni estive ci sono state le cessioni record di Chambers all’Arsenal per 20 milioni, Lovren, Lambert e Lallana al Liverpool per 60 milioni e Shaw al Manchester United per 37,5 milioni nell’estate 2014, Clyne al Liverpool e Schneiderlin al Manchester United la scorsa estate per rispettivamente 18 e 35 milioni di euro!

Se paragonassimo questa squadra ad una forza media della nostra Serie A, probabilmente lo scenario sarebbe questo: incasso 30 milioni da un giocatore che quest’anno ha fatto il botto, ne investo 10 sul mercato e con 20 risano il resto del bilancio. Le cifre sono prese più o meno a occhio, ma spesso accade proprio questo perché, in Serie A, solo Juventus, Sassuolo e Udinese hanno uno stadio di proprietà, e solo i bianconeri possono permettersi di investire più soldi ricavati dalle cessioni per rinforzare la squadra.

La differenza, nel Southampton piuttosto che in altre squadre, sta proprio in questo: il reinvestire le cifre ricavate dal mercato quasi interamente per nuovi innesti di valore.

Ed ecco che quindi, nell’estate del 2014, su 124 milioni presi dal mercato, quasi 90 sono stati riutilizzati tramite gli arrivi, tra gli altri, di Pellè, Mané, Forster, Tadic, e Long, elementi che competono sempre per il posto da titolare, mentre l’estate scorsa sono stati spesi 56 milioni a fronte dei 53 guadagnati sul mercato, ingaggiando altri elementi validi come van Dijk, Clasie, Romeu e Juanmi.

In due stagioni, cedendo sei giocatori chiave, per cifre pazzesche, in squadre che non possono garantire loro un posto da titolare, il Southampton ha ingaggiato nove giocatori di buone qualità, alcuni anche molto giovani, che un giorno potranno rivendere ancora e far ripartire il ciclo.

 

Ok gli elementi, ma il campo?

Questo meccanismo di autofinanziamento per il mercato va avanti da un paio di stagioni.

La squadra del St. Mary Stadium da tantissimo investe molto sul mercato: ben 94 i milioni spesi dall’estate 2008 a fronte di 27 milioni di euro ricavati dalle cessioni (incassi spesso sotto i 5 milioni, alza la media una cessione eccellente ogni tanto).

E i risultati, sul campo, effettivamente, si sono visti: il punto più basso degli ultimi 20 anni si è visto nella stagione 2008/2009 con la retrocessione in League One. Dopo un anno di assestamento, la squadra ottiene due qualificazioni consecutive tornando in Premier. 14esimo posto nell’anno del ritorno (2012/2013), poi ottavo e settimo posto, fino all’attuale sesto posto, ad un punto dal Manchester United.

Crescita che è l’ovvia conseguenza di un buonissimo lavoro sul mercato, ma anche nel settore giovanile.

 

Già, il settore giovanile!

Oltre i già citati Shaw, Lallana, Chambers e Clyne, altri gioielli sono passati dalla primavera dei Saints prima di andare altrove.

Ai Gunners ne sono andati altri due: il più recente è Oxlade-Chamberlain, ceduto nell’estate 2011 per 14 milioni di euro (a 17 anni!). Un anno in meno lo aveva Walcott, venduto a gennaio del 2006 per 10 milioni a 16 anni.

Ma ci dimentichiamo del più costoso di tutti. In generale, non tra le cessioni dei biancorossi.

A luglio del 2007 il Southampton ufficializza la cessione del 17enne terzino gallese Gareth Bale al Tottenham per 14,5 milioni di euro dopo esserselo goduto un solo anno, impreziosito da 44 presenze, 5 gol e 12 assist. Dati realizzativi che potevano lasciare intendere un futuro ben diverso da quello difensivo per questo mancino dalla corsa sfrenata. Infatti con gli Spurs avanzerà piano piano la sua posizione, diventando l’ala destra da 100 milioni che tutti conosciamo.

 

Quali saranno i prossimi?

Resta da capire, adesso, se ci saranno altri sacrificati sul mercato nel futuro prossimo, chi potrà prendere il loro posto e così via. Gli elementi che adesso potrebbero dare forti plusvalenze sono di sicuro James Ward-Prowse, centrocampista di 20 anni che rappresenta già il futuro della Nazionale Inglese (CLICCA QUI), Graziano Pellè, che sembra non voglia rinnovare il contratto in essere fino al 2017, e Sadio Mané, velocissima ala senegalese che è già oggetto del desiderio di molte squadre inglesi.

Inutile dire che non ci saranno grosse opposizioni se la tradizione verrà mantenuta.

Basterà aprire il borsello.

 

RUGGERO ROGASI