Secondo molti esperti del settore quello del portiere è un ruolo che rappresenta per larghi tratti l’essenza del termine “fama”: fino a quando la tua parabola è in fase ascendente vieni osannato, spesso esaltato a tal punto che resta difficile mantenere i piedi per terra se non servendosi di un forte spirito autocritico e, soprattutto, di una cospicua dose di umiltà. Dal momento in cui, però, le tue prestazioni cominciano a lasciare a desiderare per quattro, cinque, sei, dieci partite, beh, ecco che lì cominciano le difficoltà. Timothy Howard, dall’alto dei suoi 36 anni, di situazioni negative ne ha vissute come ogni collega, riuscendo bene o male a rialzarsi sempre indenne, per lo più con una scrollata di spalle per ripulirsi dalla polvere, con la forza di chi non conosce il significato della parola “mollare”. Pilastro dell’Everton dall’annata 2006/07, Howard ha da allora occupato il primo posto nelle gerarchie degli estremi difensori dei Toffees, dimostrando sempre grande professionalità al variare dei manager sotto i quali è stato a disposizione in questa decade.
Tuttavia è proprio l’età, stavolta, a giocare un brutto tiro (ma che prima o poi si sarebbe reso inevitabile) al portierone statunitense. Scavalcato nelle ultime uscite dal compagno di reparto assai meno navigato, ma altrettanto valido, Joel Robles, Howard ha cominciato a guardarsi intorno alla ricerca, probabilmente, dell’ultimo club della propria carriera. A quanto riportato da Tuttomercatoweb.com, infatti, si sarebbero intensificati recentemente i contatti tra l’entourage del giocatore e i Colorado Rapids. L’ostacolo, ad ora, consisterebbe nell’ingaggio (pari a 20 milioni spalmati su 4 anni) che il club della MLS dovrebbe garantire al trentaseienne. Ricordiamo come l’attuale contratto con l’Everton scadrebbe fra oltre due anni.
Simone Torricini
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