Si dice che la meta non sia un posto ma quello che si prova durante il percorso per raggiungerla: è quello che avranno pensato anche i ragazzi della squadra 2001 della Lastrigiana, squadra della provincia di Firenze che lo scorso agosto sono volati in Inghilterra, più precisamente a Leicester, senza conoscere cosa avrebbe riservato il futuro a questa società. Loro, la natura britannica, Sally e Vanessa, le due madri che hanno accompagnato i quattordici ragazzi in questa avventura nata grazie alle origini della prima, cresciuta nel Midlands grazie al lavoro del padre, ex calciatore del Carlisle che trascorse nella città delle foxes un periodo da giocatore di cricket. Una tradizione sportiva che Sally ha voluto continuare organizzando, insieme a Sam McMahon e Scott James, un tempo giocatori del Leicester, un campo estivo che permettesse ai ragazzi di conoscere la lingua ed immergersi nel mondo calcistico d’oltremanica.
Sono partiti così, con un bagaglio di sogni, i giovani della Lastrigiana, eccitati all’idea di confrontarsi con una diversa cultura lontani da casa: hanno assistito a partite, sono scesi in campo in alcuni stadi inglesi e hanno affrontato qualche rappresentativa locale, unendo la loro passione all’apprendimento della lingua ed alla scoperta di una nuova terra, molto diversa da quella che gli appartiene.

“Andammo a vedere Leicester-Tottenham, era il 22 agosto, finì in pareggio: mi stupì subito Mahrez, mentre Vardy non pensavo sarebbe diventato così forte“, svela Alessandro, trovando però subito Iago che ribatte: “A me invece l’attaccante colpì dopo poco tempo, lui come Drinkwater“.
Ma andiamo con ordine: “Mio figlio Iago passava le estati nei centri estivi qui in Inghilterra – spiega Sally – però, dopo i 14 anni, non c’erano più iniziative, così mi sono domandata se esistesse la possibilità di organizzare qualcosa con Sam e Matt, tante madri mi chiedevano di portare i figli e così mi venne l’idea di creare un campus ad hoc che unisse calcio ed istruzione“. In poco tempo ne nacque un progetto: “Raccolsi subito adesioni dai genitori dei compagni di squadra di mio figlio, purtroppo qualcuno dovette rimanere fuori a causa del limite di posti disponibili, e partimmo per Leicester pieni di entusiasmo“. Una scappatella oltremanica vissuta a tutto tondo tra le difficoltà di ambientamento a causa del cibo ed il gruppo che ne è uscito rafforzato: “Ci avete finito la scorta di Nutella per tre mesi!“, gridano i camerieri dell’Holiday Inn, allibiti davanti alla loro colazione continentale nessuno che nessuno aveva toccato.
Un’esperienza magnifica, ci assicurano i ragazzi, partiti da Firenze verso l’ignota, per molti, Leicester. Un viaggio vissuto tra una partitella con l’Academy delle Foxes e la Champions League ad Old Trafford. “La cosa più bella è stata vedere la Champions League, non capita tutti i giorni – assicura Alessio, meraviglliato dal mondo inglese, sia calcistico che culturale – di assistere a partite di questo calibro. La lingua è stata un problema ma siamo riusciti a capirci“, grazie anche alle lezioni che i ragazzi frequentavano tra una sgambata e l’altra. Il pallone che rotola come costante del viaggio: “Ci siamo allenati con preparatori inglesi ed abbiamo notato una grande differenza, puntano molto più sul piano fisico rispetto alla tecnica, abbiamo visto il pallone solo durante le partitelle! E che gare! – confida Iago – Erano più grandi di noi come statura e fisico, al rientro in Italia abbiamo notato la disuguaglianza“. Un rientro che ha sicuramente portato fortuna ai ragazzi della Lastrigiana ma non solo: “La cosa più bella è stata che quest’anno abbiamo entrambe vinto il campionato, sia noi che il Leicester – prosegue Alessandro – compiendo un’impresa straordinaria, noi ci credevamo, ma chi l’avrebbe mai detto che sarebbero riusciti a trionfare in Premier League, se ci penso ancora non ci credo“.

I ragazzi continuano a parlare sfogliando l’album dei ricordi ed all’unisono ammettono: “Un pò per la lingua, un pò per comportamento, ci veniva difficile protestare con gli arbitri. Tollerano il gioco duro e spesso quando pensavamo fosse fallo la partita continuava: questo ha influito molto, hanno un modo di stare in campo molto diverso dal nostro, anche a livello giovanile“. Non solo, ma il sistema inglese, che basa le sue fondamenta su college e scuole, dispone di strutture all’avanguardia: “C’erano centri con dodici campi, sia in erba che sintetici“, anche i ragazzi hanno capito che in Italia c’è tanto da lavorare.
Firenze-Leicester, 1600 chilometri ma con nel cuore il pallone: gli inglesi hanno inoltre organizzato gite all’interno degli impianti con la possibilità di assistere anche alle partite di Premier League e di scendere in campo prima della gara del Derby County in Championship. Una full-immersion di calcio, ma quale bambino non sogna una vacanza così?
“Gli impianti sono sensazionali, siamo rimasti colpiti da tutto – continua ad emozionarsi Alessio, rigorosamente con la maglia di Inler addosso, comprata perchè “era l’unico giocatore che conoscevo”, mentre Sally mi mostra il ventaglio usato dai tifosi delle Foxes come tamburo – quando siamo tornati in Italia eravamo già pronti per il ritiro. Inoltre, sia noi che il Leicester ci siamo laureati campioni d’inverno e successivamente ci siamo conquistato il titolo: il prossimo anno noi faremo il girone d’Elitè, loro la Champions”.
Ed il prossimo anno, cosa farà il Leicester? Sally assicura: “Ho mandato una lettera a Ranieri, speriamo di incontrarlo, nel frattempo andiamo a mangiarci una pizza nel ristorante in cui andava sempre la squadra!“
Appuntamento ad agosto, con la speranza di incontrare quelli che adesso sono campioni per, chissà, portarsi fortuna ancora una volta.
Giacomo Brunetti
Twitter: @giacomobrun24