27 Marzo 2016,ore 9.11

FOCUS CP: Shinji Okazaki, sempre più nel mito di Holly&Benji

Leicester City v Newcastle United - Premier League

“Meglio tardi che mai”, recitava un vecchio detto. Ed in effetti, per un giocatore che ha raggiunto la definitiva consacrazione calcistica alla soglia dei 30 anni, non si potrebbero trovare parole migliori.

Eppure, come qualcuno obietterà, si tratta dello stesso Okazaki che nelle passate due stagioni ha dimostrato di avere un feeling più che discreto con la porta avversaria, nonchè di essere in grado di mantenere una continuità realizzativa senz’altro degna di nota. Già, perchè è proprio grazie alle 29 reti messe a segno in 70 gare con la maglia del Mainz, in Bundesliga, che Shinji si è fatto largo tra l’abbondanza di nomi annotati dagli uomini mercato delle Foxes sui propri taccuini, per poi approdare definitivamente in quel di Leicester. E dire che, nei giorni immediatamente successivi al suo trasferimento, i più si dimostrarono scettici a fronte della cifra, pari a circa €8M, investita dalla società per assicurarsene le prestazioni.

In linea generale, quello condotto dal Leicester appena otto mesi orsono non fu propriamente uno di quei mercati scoppiettanti tanto cari ai club di Premier League, e lo scetticismo di cui scrivevo poco fa era legato in particolar modo all’assenza di colpi (apparentemente) importanti. Già, apparentemente, perchè proprio in quella finestra di mercato approdarono al King Power Stadium, oltre al già citato Okazaki, colonne portanti della squadra attuale come Robert Huth e N’golo Kantè. Ma eviterò di soffermarmi su banali dettagli, sorvolando le critiche del passato, dettate chiaramente dal timore per il quale le Foxes non sarebbero state in grado di compiere ancora una volta “l’impresa”. Impresa che, ad agosto, equivaleva ad ottenere una salvezza con la maggior tranquillità possibile.

E se la famigerata “quota 40” è arrivata con larghissimo anticipo, a cavallo tra il 2015 ed il 2016, molto lo si deve, tra tutti, anche a quel giapponese brevilineo, che gioca con la maglia numero 20, arrivato a giugno in punta di piedi. Pazienza, poi, se le Foxes svettano in Premier League da tempo (calcisticamente) immemore, oppure se a sette giornate dal termine i “Ranieri’s Boys” possono vantare ben cinque punti di vantaggio sulla seconda della classe.

Shinji è uno dei tanti, là al King Power Stadium. Uno dei tanti a sudare non sette, non otto, non nove, ma almeno quindici camicie ogni partita. Uno dei tanti a dare l’anima per i compagni, e per quel Ranieri che appena otto giorni fa veniva portato metaforicamente in trionfo dai supporters delle Foxes con un coro atto, fondamentalmente, al più bel ringraziamento che un professionista possa ricevere dalla gente per cui lavora ogni singolo giorno.

Shinji è uno dei tanti, è vero. Non sarà mai, con tutta probabilità, la stella del Leicester, nè tantomento otterrà mai il riconoscimento che maggiormente gli dovrebbe appartenere: niente di più che essere messo al pari dei chiacchieratissimi Vardy e Mahrez. Ma chi del calcio conosce i meccanismi, beh, si metterà l’animo in pace, e così farà, probabilmente, anche il buon Shinji. Nel frattempo, all’ombra di nomi molto più blasonati, trascorre il tempo ad inventare colpi di genio per risolvere partite che, senza il suo apporto, sarebbero state archiviate nella cartella del “chissà come sarebbe andata a finire senza Shinji”. L’immagine che ho scelto per introdurlo dovrebbe essere, a tal proposito, particolarmente esplicativa. Tuttavia, questo video renderà l’idea in modo ancora più delineato:

Non stiamo trattando di un attaccante particolarmente prolifico, uno di quelli che finiscono sul tabellino per 39 giornate su 38. Sono cinque le reti messe a referto, quattro quelle decisive, per un discreto totale di 10 punti conquistati con i soli gol all’attivo. Non male, considerata la posizione arretrata di Shinji nel versatile tridente offensivo che Ranieri schiera alle spalle di Jamie Vardy, e l’estrema propensione al sacrificio del giapponese, che vede costretto il suo allenatore a toglierlo dal campo nella seconda frazione di ogni singola gara, stremato da scatti furiosi, da allunghi interminabili e da pressioni che “più accaniti si muore”.

Per la cronaca, erano appena otto giorni orsono, nel monday night del debutto di Don Rafa Benitez sulla panchina del Newcastle, che Shinji sbloccava il risultato (fino a quel momento inchiodato sullo 0-0) con il gol della domenica che più gol della domenica non si può.

Che dire, Shinji, complimenti, plauso collettivo più che meritato. E anzi, dirò di più. Che non me ne vogliano Holly&Benji, sia chiaro, ma devo ammettere che la prodezza di “Oka” ha fatto riaffiorare nella mia mente una quantità di ricordi d’infanzia tale da convincermi definitivamente che un personaggio del genere, nella totalità della sua essenza, non meriti di ammuffire all’ombra di chi, sul tabellino, ci finisce per 39 giornate su 38.

“Meglio tardi che mai”, decisamente. Perchè questo Leicester, là davanti, non è soltanto Vardy e Mahrez. Nossignori, c’è anche Shinji Okazaki.

 

SIMONE TORRICINI

(undicesimometro.wordpress.com)